Lo Hobbit. Illustrato dall'autore (Italian Edition) by J.R.R. Tolkien

Lo Hobbit. Illustrato dall'autore (Italian Edition) by J.R.R. Tolkien

autore:J.R.R. Tolkien [Tolkien, J.R.R.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2024-10-23T00:00:00+00:00


Capitolo VIII

MOSCHE E RAGNI

Camminavano in fila per uno. L’ingresso del sentiero era una specie di arco che conduceva a una tetra galleria, fatto da due grandi alberi appoggiati l’uno all’altro, troppo vecchi e strangolati dall’edera e ricoperti di licheni per avere più di qualche foglia annerita. Il sentiero era stretto e serpeggiava fra i tronchi. Presto la luce dell’ingresso fu come un piccolo buco luminoso molto distante, e la quiete era così profonda che sembrava che i loro passi facessero un gran rumore e tutti gli alberi si chinassero su di loro ad ascoltare.

Quando i loro occhi si abituarono alla penombra, riuscirono a vedere un po’ più in là su entrambi i lati del sentiero in una sorta di fosco riverbero verde. Di tanto in tanto un esile raggio di sole, che aveva avuto la fortuna di filtrare attraverso un’apertura tra le foglie su in alto, e ancora più fortuna a non rimanere impigliato nel groviglio di rami e nell’intrico di frasche di sotto, si stagliava sottile e luminoso davanti a loro. Ma era un fatto raro, e presto cessò del tutto.

C’erano scoiattoli neri nel bosco. Una volta che gli occhi acuti e indagatori di Bilbo si furono abituati a vedere le cose in penombra, riuscì a scorgerli mentre scappavano dal sentiero e si nascondevano dietro i tronchi degli alberi. C’erano anche strani rumori, grugniti, calpestii, e fruscii frettolosi nel sottobosco e tra le foglie che giacevano ovunque, in certi punti a mucchi, sul suolo della foresta; ma non si riusciva a vedere chi facesse quei rumori. Le cose più ripugnanti che videro furono le ragnatele: ragnatele scure e fitte, con fili straordinariamente robusti, spesso tese da un albero all’altro o aggrovigliate nei rami più bassi ai lati del sentiero. Invece non c’erano ragnatele in mezzo al sentiero, ma se a tenerlo sgombro fosse una magia o qualche altro motivo non avrebbero saputo dirlo.

Non ci volle molto perché iniziassero a odiare la foresta con la stessa intensità con cui avevano odiato le gallerie dei goblin, e questa sembrava dare ancor meno speranze di vederne la fine. Ma dovevano continuare ad andare avanti, per quanto agognassero la vista del sole e del cielo e desiderassero più di ogni cosa sentire il vento in faccia. Sotto il tetto della foresta era tutto immobile, e l’aria era perennemente ferma, buia e asfissiante. Lo accusavano anche i nani, che erano abituati a scavare gallerie e a vivere anche per lunghi periodi senza la luce del sole; mentre lo hobbit, a cui le buche piacevano per costruirci una casa ma non certo per passarci le giornate estive, si sentiva lentamente soffocare.

Il peggio era di notte. Allora diventava buio pesto – non quello che voi chiamate buio pesto, ma buio per davvero: così nero che non si vedeva proprio niente. Bilbo provava a muovere la mano davanti al naso, ma non riusciva a vederla affatto. Be’, forse non è corretto dire che non riuscivano a vedere proprio niente: vedevano degli occhi. Dormivano tutti stretti assieme, facendo



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